NUMERO 57 - ISSUE No. 57

Genn/Febb - 2005 - Jan/Mar

RIVISTA INTERNAZIONALE DELLA TECNOLOGIA INNOVATIVA PER LA MOBILITA'----INTERNATIONAL MAGAZINE OF MOBILITY INNOVATIVE TECHNOLOGY

SOMMARIO del nr. 57

 

 

Editoriale

Il fare ed il sapere

I pilastri filosofici del pensiero occidentale si sono basati, già dall’antichità, su due verbi: essere e avere. Per secoli si è cercata e/o trovata l’essenza dello spirito umano e universale su questi due predicati: bisogna essere per avere? Oppure per poter avere bisogna essere? Non è forse vero che qualcuno si aggirava per un castello chiedendosi essere o non essere, questo è il problema…?
Quando però dalla mente si passa alla carne ed al necessario per vivere, si è scoperto che bisogna conoscere e declinare anche il verbo fare. Si è presto imparato che, per progredire, l’uomo e la sua economia devono “fare”. Verbo che, nel tempo e nelle varie lingue, si è evoluto in costruire o produrre, od altre eccezioni dello stesso concetto. Ma nel mondo economico, come nella vita quotidiana e nella propria professione, non basta il verbo fare, bisogna trovare un appoggio anche nel sapere: è necessario anche saper fare, magari bene, ma questo è un altro discorso. Ovvio che più si sa, meglio si fa. Inutile arrovellarsi per scoprire se il sapere venga prima del fare o viceversa se il fare sia origine della conoscenza. Sta di fatto che se occorre fare, è meglio saper fare.
Molti pensano che sia sufficiente: «produco, produco bene, quindi sono a posto: non mi resta che aspettare i frutti del mio lavoro». In effetti, alcune industrie sanno fare, costruiscono (fanno) e… aspettano.
Risultati e vendite – credono – non mancheranno.

A qualcuno va bene, magari per qualche tempo il passa parola è sufficiente. Nell’economia contadina e ai primordi della società industriale erano sufficenti i mercati locali per mantenere aziende anche importanti.
Oggi ciò non basta più. Ma un tavolo non resta in piedi su due sole gambe: dobbiamo trovare un terzo appoggio per sperare di dormire sonni tranquilli. Al fare ed al saper fare bisogna assolutamente aggiungere il far sapere: due verbi e tre espressioni per declinare l’essenza imprenditoriale.
Oggi un buon prodotto non pubblicizzato o poco conosciuto rimane nei magazzini. Chi fa e fa sapere ottiene risultati economici che permettono di continuare a fare. Chi non fa comunicazione avrà sempre difficoltà. E’ vero purtroppo taluni sono più portati al far sapere piuttosto che al saper fare, ma la mancanza del «far sapere» è esiziale per la vita di una qualsiasi attività commerciale, imprenditoriale e, viene da dire, anche umana. Casanova amava dire che per avere successo con le donne era necessario: fare, saperlo fare (bene) e, soprattutto, farlo sapere in giro. Aveva esplicitato l’essenza primordiale del marketing.
Duole dirlo ancora una volta - e qui ci caliamo nel nostro vivere quotidiano – troppe Aziende che si occupano di mobilità pulita poco o nulla fanno per far sapere. Si attende che il pubblico compri un veicolo elettrico o trasformi l’auto a gas. Si spendono centinaia di migliaia di euro in ricerca ed in produzione, ma quando gli dici che bisogna informare la gente, ti guardano come un marziano. «Ho speso tutto per produrre e non ho più risorse per la pubblicità”, “ non si vende e non ci sono i soldi”, “la pubblicità devono farla le grandi industrie”, “è il Governo che deve informare” e via così di scusa in scusa.
Bene. Che aspettino. Intanto chi la pensa diversamente fa e lo fa sapere: il diesel – taluni cominciano già a chiamarlo pulito - stravince. Presto arriveranno le nuove ibride in produzione di serie e a prezzi ragionevoli. Aspettiamo, aspettiamo…

Ugo Nazzarro

 

 

 

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Agg.21/03/2005