Editoriale
Il
fare ed il sapere
I
pilastri filosofici del pensiero occidentale si sono basati,
già dall’antichità, su due verbi: essere e avere.
Per secoli si è cercata e/o trovata l’essenza dello spirito
umano e universale su questi due predicati: bisogna essere per
avere? Oppure per poter avere bisogna essere? Non è forse
vero che qualcuno si aggirava per un castello chiedendosi essere
o non essere, questo è il problema…?
Quando però dalla mente si passa alla carne ed al necessario
per vivere, si è scoperto che bisogna conoscere e declinare
anche il verbo fare. Si è presto imparato che, per progredire,
l’uomo e la sua economia devono “fare”. Verbo che, nel tempo
e nelle varie lingue, si è evoluto in costruire o produrre,
od altre eccezioni dello stesso concetto. Ma nel mondo economico,
come nella vita quotidiana e nella propria professione, non
basta il verbo fare, bisogna trovare un appoggio anche nel sapere:
è necessario anche saper fare, magari bene, ma questo
è un altro discorso. Ovvio che più si sa, meglio
si fa. Inutile arrovellarsi per scoprire se il sapere venga
prima del fare o viceversa se il fare sia origine della conoscenza.
Sta di fatto che se occorre fare, è meglio saper fare.
Molti pensano che sia sufficiente: «produco, produco bene,
quindi sono a posto: non mi resta che aspettare i frutti del
mio lavoro». In effetti, alcune industrie sanno fare,
costruiscono (fanno) e… aspettano.
Risultati e vendite – credono – non mancheranno.
A
qualcuno va bene, magari per qualche tempo il passa parola è
sufficiente. Nell’economia contadina e ai primordi della società
industriale erano sufficenti i mercati locali per mantenere
aziende anche importanti.
Oggi ciò non basta più. Ma un tavolo non resta
in piedi su due sole gambe: dobbiamo trovare un terzo appoggio
per sperare di dormire sonni tranquilli. Al fare ed al saper
fare bisogna assolutamente aggiungere il far sapere: due verbi
e tre espressioni per declinare l’essenza imprenditoriale.
Oggi un buon prodotto non pubblicizzato o poco conosciuto rimane
nei magazzini. Chi fa e fa sapere ottiene risultati economici
che permettono di continuare a fare. Chi non fa comunicazione
avrà sempre difficoltà. E’ vero purtroppo taluni
sono più portati al far sapere piuttosto che al saper
fare, ma la mancanza del «far sapere» è esiziale
per la vita di una qualsiasi attività commerciale, imprenditoriale
e, viene da dire, anche umana. Casanova amava dire che per avere
successo con le donne era necessario: fare, saperlo fare (bene)
e, soprattutto, farlo sapere in giro. Aveva esplicitato l’essenza
primordiale del marketing.
Duole dirlo ancora una volta - e qui ci caliamo nel nostro vivere
quotidiano – troppe Aziende che si occupano di mobilità
pulita poco o nulla fanno per far sapere. Si attende che il
pubblico compri un veicolo elettrico o trasformi l’auto a gas.
Si spendono centinaia di migliaia di euro in ricerca ed in produzione,
ma quando gli dici che bisogna informare la gente, ti guardano
come un marziano. «Ho speso tutto per produrre e non ho
più risorse per la pubblicità”, “ non si vende
e non ci sono i soldi”, “la pubblicità devono farla le
grandi industrie”, “è il Governo che deve informare”
e via così di scusa in scusa.
Bene. Che aspettino. Intanto chi la pensa diversamente fa e
lo fa sapere: il diesel – taluni cominciano già a chiamarlo
pulito - stravince. Presto arriveranno le nuove ibride in produzione
di serie e a prezzi ragionevoli. Aspettiamo, aspettiamo…
Ugo Nazzarro
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